
Carissimi/e,
per le festività di quest’anno vorrei “regalarVi” il quadro: “Adorazione dei pastori” di Georges de La Tour.
Non Vi nascondo che, quando mi era stato presentato in Storia dell’Arte alle Superiori, l’avevo ritenuto un olio su tela molto statico ed un po’ triste… Osservandolo ora, con uno sguardo più profondo, mi sono invece accorta che è pieno di vita nei dettagli.
Maria, figura dominante sulla sinistra, veglia in atteggiamento raccolto.
Nella scena è l’unica a non guardare verso il Bambino: è rivolta al figlio, ma guarda più avanti.
Il suo volto racconta che la volontà di Dio si deve compiere, che la sofferenza ne fa parte e che essa è accolta non meno della gloria del momento presente.
L’effetto dell’ombra delle mani sul seno è come quello di un’ala proiettata sul cuore di Maria.
Pochi dettagli, nessun movimento.
Pastori semplici, ma con la loro dignità: i vestiti della festa, le pettinature curate, i doni – oggetti speciali – come la terrina calda ed il flauto.
Un agnellino annusa il piccolo e mangia la paglia della culla cercando di non disturbare il Bambino che dorme.
Sulla destra, c’è Giuseppe: lo sguardo fisso su quel neonato di cui è padre putativo, stupito per ciò che sta accadendo, ma sinceramente lieto, intimamente felice, come rivela la scintilla nei suoi occhi.
Egli scherma la luce, evitando che si diffonda troppo e distolga l’attenzione dello spettatore dal neonato, al centro della scena.
E così non è la fiamma della candela ad attirare la nostra attenzione, ma il Bambino, la vera luce che è sorta a rischiarare il mondo.
Il richiamo pasquale in questo quadro è evidente: il piccolo è vinto dal sonno, immobile e avvolto nelle bende come in un sudario.
Gesù è al centro degli sguardi e delle linee di composizione; è il punto luminoso più ancora della candela nascosta tra le mani del vegliardo.
Egli irradia la sua luce sulla veste rossa della Vergine, tanto che l’intera scena è come decentrata, messa in movimento verso la sinistra.
Non ci sono angeli, non ci sono stelle, aureole, estasi e neppure il bue e l’asino della tradizione, ma sguardi e mani di gente semplice.
Volti che guardano il bambino e allo stesso tempo sono rivolti verso un altrove dentro di loro.
Mani che esprimono la vita: il lavoro, il nutrimento, la festa, la cura, la protezione e la preghiera.
E ci sono anche i nostri volti, raggiunti da un’improvvisa speranza.
Intorno al bambino si è come invitati a prendere posto, per completare il cerchio aperto da Maria, Giuseppe e i pastori e contemplare Colui che è la vera luce.
Gioioso Natale a tutti/e e che il nuovo anno sia l’occasione per guardare al futuro con rinnovata fiducia!
LA DIRIGENTE SCOLASTICA Nicoletta Morbioli
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